Per questioni di semplificazione, useremo un linguaggio italianizzato.
L’uso del dialetto sarà limitato perché altrimenti aeeee, t salut, e chi ci capisce?!
Tra le cose che caratterizzano questa terra ci sono alcuni modi di dire che ogni persona molisana, di nascita o di adozione, fa propri. Uno di questi, senza ombra di dubbio, è rappresentato dalla frase NON ME NE TIENE. La scrivo in italiano, perché ci sono diverse versioni e intonazioni a seconda della zona in cui viene pronunciata.
Il non me ne tiene, in verità usato anche in altre zone oltre i confini regionali, qui in Molise è uno stato psico fisico socio economico culturale mentale. In poche parole, fa parte di noi, del nostro DNA, è dentro il nostro sangue e andrebbe scritto sulla carta d’identità tra i ‘segni particolari’. Che quando ti controllano i documenti capiscono di dove sei da quello. Ah vabbè, stappost!
Il non me ne tiene è un modo di essere, uno stile di vita, è molto ma molto più della sua semplice traduzione in italiano, che può essere riassunta in un “non mi va”, “non ne ho voglia”. Sintesi riduttiva, che non rende giustizia alla grandezza di questa frase, del suo profondo sentimento che è un misto di pigrizia, lentezza, quiete, rilassatezza, rassegnazione e anche, consentitemelo, sticazzismo. Se combinata con il proverbio, anch’esso molisano, “lascia stare il mondo come si trova“, forma una combo che a te, sì proprio a te che hai l’ansia nel sangue se non fai 820 milioni di cose al giorno, potrebbe causare un arresto cardiaco letale.
Chi vive in Molise, chi nasce in questa terra o ha origini molisane, quando risponde a una proposta di qualsiasi tipo – che va dall’uscire, fare qualcosa, creare, inventare, dire-fare-baciare-lettera-testamento – con il “non me ne tiene”, state pur certi che non ci saranno santi che quella cosa verrà fatta. Esiste anche la variante ironica del non me ne tiene, sintetizzabile nell’espressione “tenessi ‘na voglia”.
Voi immaginate quei rari esemplari di molisani iperattivi. Esistono eh, ci sono, ve l’assicuro. Sono minoranza nella minoranza (che culo!) ma esistono. Hanno superato prove di resilienza che voi umani… ma ancora si ostinano e resistono. Uno di questi esemplari vi sta scrivendo in questo momento, proprio ora, proprio qui. Beh, immaginateCi mentre tentiamo di proporre qualcosa di creativo/attivo, a un’amicizia molisana. Immaginate la sofferenza. Eh, immaginate. E se potete immaginare, condividete se avete un cuore!
Per rendere meglio l’idea di come si svolga il tutto, vi mostro ora qualche esempio di dialogo. Con qualche inserimento dialettale. Leggete queste frasi con mooooolta lentezza, perché pure a parlà qua non ce ne tiene.
– Uaiù, vogliamo andare a vedere *inserire un evento a caso* domani?
– Ehhhh, mo domani. Non me ne tiene!
– Uagliò, facciamo un’escursione domenica prossima?
– Tenessi ‘na voglia!
– GiovenDù, vogliamo uscì?
– Sciiiiii, pinzl tu, a me nn m n te!
Il non me ne tiene – nelle sue tante versioni dialettali – è uno stile di vita, è la massima espressione di una delle caratteristiche molisane: la pigrizia. Ma una pigrizia che non è solo vizio, è anche virtù. Perché qui da noi tutto è lento, scorre lentamente, per cui forzare la mano con l’eccesso di attività, di cose da fare, di idee e via dicendo, è qualcosa che fa scaturire questa risposta. Avete presente i gatti? Ecco, noi siamo un po’ così.
Una precisazione però va fatta: questo discorso non vale per il lavoro perché, anche se non ce ne tiene, lavoriamo e pure tanto. Zitt e muti, rassegnati. Perché, ovviamente, pure se non te ne tiene, s’adda fa’. Ma per il resto delle attività, per il tempo libero, eh no. Là è un altro discorso. Là è diverso. Là lo rivendichi! Lì subentra “hasta el non me ne tiene siempre“!
In primavera tutti si risvegliano e hanno voglia di uscire, fare e dire. Il molisano no. Se potesse si sdraierebbe su un prato, in spiaggia o di fronte a un lago a non fare NIENTE. E d’estate? Pure! In autunno non me ne tiene che ‘sto tempo mi mette tristezza. D’inverno non ne parliamo: fa fridd! Che poi, a essere onesta, pure chi vi scrive ha questi momenti. Roba che quando vivevo a Milano e mi proponevano troppe cose da fare, mi veniva l’ansia e rispondevo “oh raga, con calma, io so’ molisana, a tutti ‘sti eventi insieme non so’ abituata”. Loro non capivano, i milanesi. Ma mi accettavano così com’ero. Vi voglio bene anche io, amici milanesi. Fretta compresa.
Come dicevo, cari lettori e care lettrici, il ‘non me ne tiene’ non è solo banale pigrizia, ha anche un risvolto positivo. Rappresenta la nostra innata capacità di goderci le semplici gioie della vita, di vivere in armonia con la natura e con i suoi ritmi lenti, di stare rilassati, di osservare le piccole cose, i dettagli, le sfumature. Qui la frenesia ve la scordate, qui il cervello si riposa. Fermatevi, rilassatevi, il mondo andrà avanti anche senza riempirlo di attività, tutto scorrerà ugualmente, godetevi il momento. E poi, ammettetelo: c’è un po’ di non me ne tiene in ognuno di voi.
Ritrovate voi stessi, l’armonia del tempo, provate a fare vostro questo modo di essere. Provate a non fare NIENTE. Come un’autentica persona del Molise. Perché ricordatevi che al molisano verace non gliene tiene MAI. E proprio per dimostrarvi che non è sempre un fatto negativo ma dipende dalla prospettiva in cui si guarda la cosa, ho scritto questo post. Perché a me oggi, di scrivere, proprio non me ne teneva. Ma lo dovevo fa’. E alla fine, ho rimediato così.