Molise Pride 2019: quando lo spirito di Stonewall si sposta in provincia

Quella del Molise Pride è una scommessa vinta. Vinta perché erano in pochi un anno fa a credere possibile la realizzazione di un Pride in Molise e ancora meno quelli che credevano che a scendere in piazza e per le vie di Campobasso, in quel caldo 28 luglio del 2018, ci sarebbero state 5000 persone. Eppure anche quest’anno, nonostante siano passati 50 anni dai Moti di Stonewall di New York, da cui partì ufficialmente la nascita del movimento oggi definito con l’acronimo LGBTQIA+, c’è ancora tanto bisogno di parlare di Pride e, soprattutto, di andare al Pride. A spiegarlo meglio è Francesco Angeli, presidente di Arcigay Roma e presidente onorario di Arcigay Molise.

Francesco, si dice che non ci sia più bisogno del Pride, eppure i Pride aumentano…
Siam passati da un unico Pride nazionale all’Onda Pride, partita nel 2013 con 5 Pride sparsi per l’Italia, fino da arrivare ai 40 solo nel 2019. Quindi la percezione di chi dice che non ci sia bisogno di Pride, non è quella delle persone che vi partecipano. Il Pride è arrivato in provincia, anche in quelle più piccole come la nostra, ed è forse proprio lì che oggi si ritrova lo spirito di 50 anni fa, rispetto ai Pride delle grandi città che sono ben rodati e hanno già una storia alle loro spalle. Attualmente l’Italia è il primo Paese europeo ad avere questa formula. Non ci sono altri Paesi che abbiano tutti questi Pride ed è molto importante perché siamo gli unici a riempire le piazze in questo momento storico. Riempirle con una manifestazione pacifica.

Ma c’è chi dice che non serva più manifestare perché i diritti sono acquisiti. Non è vero, ovviamente.
Abbiamo ottenuto sicuramente alcuni diritti. La legge Cirinnà, quella sulle unioni civili, è stata importantissima e fondamentale per tante persone. Ma è una delle tante battaglie. Se paragoniamo la nostra situazione a quella di altri stati europei, siamo indietro su tantissime cose: dalla legge contro l’omotransbifobia (paura e avversione irrazionale nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali e transgender basata sul pregiudizio, n.d.r.), alle politiche sul lavoro, sul cambio di sesso. Poi c’è l’aspetto culturale. Nelle scuole i ragazzini discriminati ci sono tutti i giorni e il Pride non può essere l’unica risposta. Siamo riusciti a far firmare al nuovo sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, la piattaforma del Molise Pride, dove c’è una richiesta di impegno su diversi temi, tra cui la lotta al bullismo omofobico nelle scuole. La lotta contro le discriminazioni va fatta tutti i giorni.

Infatti il passo più difficile nelle piccole realtà è quello di vivere liberamente, ogni giorno, la propria identità e il proprio orientamento.
Sì, esatto. Considera che a Roma gestiamo il numero verde nazionale contro l’omofobia che si chiama Gay Help Line 800 713 713. Noi abbiamo dal Molise circa il 4% delle chiamate, quando in realtà il Molise è solo lo 0,5% della popolazione italiana. Quindi effettivamente c’è un grande bisogno di risposta a isolamento, discriminazione, aiuto, ascolto. Il Molise è una regione piccola, con tanti comuni piccoli, le persone LGBTQIA+ sono sparse sul territorio senza punti di aggregazione, perché in Molise a parte Arcigay non ce ne sono. Riceviamo chiamate da persone che non sanno con chi parlare, con chi confrontarsi, come affrontare un problema relativo al proprio orientamento sessuale o identità di genere. Tra l’altro, i termini omofobi sono al primo posto nel linguaggio offensivo usato dai ragazzi.

Anche Gabriele è orgoglioso. [ph. Alessia Mendozzi]

Rispetto al passato, noti cambiamenti nella nostra regione su questi temi?
Dei piccoli cambiamenti anche in una realtà come il Molise li stiamo vedendo. Già il fatto di essere riusciti a dar vita a un Pride lo dimostra. Oltre alla giornata in sé, è stato un momento di visibilità che la gente ricorderà. Pensa che il giorno prima del Pride, camminando per la città, sentivo persone chiedersi cosa sarebbe successo alla manifestazione. Dopo il Pride, le stesse persone si sono ricredute: non c’era nulla di cui preoccuparsi. Noi il meccanismo lo abbiamo innescato, però c’è bisogno di un forte impegno da parte delle istituzioni. L’anno scorso siamo riusciti ad avere la presenza importantissima, di rappresentanti del comune di Campobasso, del sindaco e del presidente della regione. Un segnale importante, soprattutto perché di schieramenti opposti, a dimostrazione che alcune battaglie vanno fatte insieme perché l’omotransbifobia colpisce chiunque. A tal proposito, nel nostro documento politico chiediamo una legge a tema, sperando di essere pionieri in Italia in qualcosa di fondamentale per le persone LGBTQIA+.

Una cosa emersa recentemente è che il Molise, solo nel 2018, ha perso quasi 3000 residenti. Si parla sempre di scelte obbligate dalla mancanza di lavoro, ma per molte persone sono anche altre prospettive che mancano, tra cui vivere liberamente la propria identità e il proprio orientamento sessuale.
Le migrazioni per orientamento sessuale e identità di genere, sono all’ordine del giorno verso le grandi città o verso l’estero. Se consideriamo che già si lascia questa terra per lavoro, è brutto che a questo si aggiunga un ulteriore motivo. Per questo le istituzioni devono cercare di sostenere le associazioni e tutto ciò che può far rimanere le persone in Molise.

Che progetti vi piacerebbe realizzare con Arcigay Molise?
Rispondere alle difficoltà di isolamento con progetti nelle scuole. Questo è ciò che più ci preme. Avere una rete di sostegno per gli studenti LGBTQIA+ che si sentono soli è un obiettivo primario non solo di Arcigay Molise ma di Arcigay in generale. Dare una mano, un supporto, a tutte le persone che denunciano discriminazioni, o anche semplicemente solitudine, è quello che cerchiamo di fare, sia con gli eventi sia con i social perché molti ci scrivono nella pagina facebook. Oggi con i social c’è uno strumento in più, fino a dieci anni fa la solitudine era decisamente peggiore.

Quest’anno il Pride si svolgerà di nuovo a Campobasso. In futuro potrebbe essere a Termoli o Isernia?
Avendo fatto il Pride a Campobasso, nulla è impossibile anche per altre località del Molise. Può essere che sia solo questione di tempo. A volte è più un discorso di trovare persone, risorse sul territorio che seguano in maniera continuativa un progetto che ha la difficoltà di entrare nel territorio stesso. Noi avevamo pensato quest’anno di spostare il Pride a Termoli o a Isernia però, essendo già stato fatto per la prima volta a Campobasso ed essendo andato bene, abbiamo pensato che in questo momento fosse giusto farlo nuovamente lì. Però in futuro nulla è impossibile.

Come fare una donazione al Molise Pride?

Attraverso la raccolta fondi online dove si possono donare anche piccole cifre.
Diventando sponsor: tutte le informazioni qui.
Acquistando le t-shirt ufficiali.

Moli.se sostiene il Molise Pride e il suo documento politico.

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