Un vecchio detto recita “non posso andare alla messa perché sono zoppo, portatemi alla cantina piano piano”. E se la ‘cantina’ in questione è quella di Veronica Testa a Carovilli, le scuse per andarci sono facili da comprendere.
In realtà di cantina si poteva parlare un tempo, quando nel 1959 suo nonno la aprì, tirandola su da un piccolo terreno acquistato vicino casa con 50000 lire. Nel paese ancora ricordano quei tempi in cui là dentro ci passavano le ore, tra una bevuta, una passatella, tanti aneddoti e una partita a bocce nell’adiacente campetto. A gestirla all’epoca c’era sua nonna e successivamente anche sua madre, poi intorno al 1972 – complici l’età che avanzava, altri progetti di vita e l’impegno del bar che fungeva anche da drogheria – la cantina chiuse. Fino a quando, appunto, arrivò Veronica che quella piccola casetta la trasformò nel suo laboratorio/negozio di ceramica.
Sguardo vispo, curioso e sorriso contagioso, Veronica Testa è un uragano di energia che accoglie chiunque con la spontanea ospitalità priva di fronzoli e formalismi tipica della gente di montagna, gente abituata a rimboccarsi le maniche e andare al sodo delle cose. Poca moss, come si dice in dialetto. Un motto ma anche una filosofia di vita di chi dimostra con i fatti il suo valore, pur restando umile. Veronica, infatti, non ama mettersi in mostra, parlare di sé e tenta di dissimulare l’imbarazzo tra una battuta e un’altra.
Dopo aver frequentato tessuto all’Istituto d’Arte di Isernia, curiosando sempre nel laboratorio di ceramica, a 18 anni acquista un forno grazie a una vincita alla schedina. Da lì esperimenti, prove, studi, oggetti realizzati per amici, corsi per imparare tecniche e stili a Isernia, Bari, Roma, Montaquila, tanti mercatini, progetti extrascolastici per insegnare ceramica ai ragazzi disabili e infine la qualifica di ceramista presa a Vinchiaturo. Il suo stile lineare, pulito, essenziale, è apprezzato sempre più dai molisani e non solo.
La Cantina 1959 Artigianeria Molisana, ufficialmente (ri)aperta nell’estate 2017, oggi è una sorta di ritrovo frequentato da gente di ogni età, persone del luogo e di passaggio. Si chiacchiera, si suona, c’è sintonia e scambio di ricordi e aneddoti che poi ispirano le opere di Veronica. Un luogo che sogna di ampliare in futuro, per dare più spazio alla sua attività in crescendo. Un successo che lei stessa non si aspettava, sempre per via di quella tipica incredulità molisana di fronte a un successo personale. Un imbarazzo che smorza con una battuta finale, complice anche l’ora tarda a cui si giunge dopo aver parlato a lungo “Ma non dobbiamo mangià? Non c’avete fame voi?”
Veronica è così: ironica, creativa, testarda e coraggiosa. Avvinghiata alle radici ma capace di riadattarle, di dar loro la forma che più le somiglia. Come l’argilla che stringe tra le mani, mentre fissa l’obiettivo con tutta la fierezza, l’intensità e la profondità della gente di montagna.
(ph. Danilo Di Nucci)