Radio Resistenza Domestica, la quarantena della Carboneria Molisana

Quando due mesi fa l’Italia iniziava a fare i conti con la più grande pandemia degli ultimi decenni, a malincuore sapevo già che non avrei potuto dare il mio contributo come volontaria perché il COVID-19 va a intaccare proprio ciò che in me è già compromesso: la respirazione. Non potevo permettermi di rischiare da malata rara: dovevo restare a casa. Ma chi mi conosce sa che non so stare ferma, con le mani in mano, così mi sono chiesta cosa potessi fare.

Da lì è nata l’idea di creare Radio Resistenza Domestica, un podcast che raccontasse storie di chi è in prima linea,  che fosse anche un momento di supporto reciproco, ma anche di risate, riflessioni e informazioni condivise. Desideravo, inoltre, che tutto questo partisse proprio da quella regione spesso denigrata, che l’isolamento lo conosce bene suo malgrado, dove regnano silenzi, lentezza e infinita pazienza. Una regione a suo modo resistente. La mia regione, il mio Molise.

Da qui volevo che partisse un abbraccio virtuale al resto d’Italia. Da sola non ce l’avrei mai potuta fare però. Avrei avuto bisogno di tutta l’energia, la creatività, la follia e la competenza di persone che stimo e che condividono la mia idea di comunità. Avevo bisogno della Carboneria Molisana.

È la prima volta che parliamo del nostro progetto collettivo nato per caso nel 2018 da un incontro – manco a dirlo a tavola! – tra una di Termoli (io), due di Campobasso (Paolo Pasquale e Antonio Vinciguerra) e una di Castelbottaccio (Lucia Niro) in una trattoria famosa del capoluogo molisano. C’eravamo riuniti per commentare le tristi vicende di gestione turistica regionale, senza però assumere la tipica espressione sconfortata della terra natìa. Anzi, la cosa che mi colpì, oltre alla sintonia che c’era con persone che conoscevo appena, era proprio l’atteggiamento ironico e propositivo. Non è facile trovare persone con cui ti trovi bene da subito, persone che ti accolgono senza sovrastrutture, con gentilezza e semplicità, che rappresentano quello spirito di comunità a me molto caro. Persone che ti fanno sentire subito a casa.

Poi, si sa, le migliori ispirazioni arrivano in bagno. Mentre ero lì a lavarmi le mani per potermi gustare poco dopo una delle specialità locali – pizza e minestra! – ho pensato “Ma perché stiamo parlando sottovoce? Sembra che stiamo a fa’ ‘na roba segreta, rivoluzionaria. Pare una riunione della Carboneria… oddio, forse un po’ lo siamo davvero”. Uscita dal bagno, riprendo il mio posto ed esclamo agli altri commensali “uaiù, ho trovato il nome per il nostro gruppo: Carboneria Molisana”.

Da lì questo nomignolo ce lo siamo portati appresso, riunendo tutte le persone che sposassero la nostra filosofia: promuovere il Molise a 360° facendo rete, nello spirito bello e accogliente di una vera comunità. Ci siamo incontrati ad escursioni, eventi culturali di ogni tipo, abbiamo conosciuto e aggregato amici e conoscenti, ci siamo scambiati idee, progetti, storie. E abbiamo mangiato, tanto, che ve lo diciamo a fare?

Ma tornando ai tempi odierni… perché Radio Resistenza Domestica? Perché stavolta bisognava resistere alla bufera restando a casa. E la radio da sempre ha permesso alle persone di sapere cosa succedeva fuori dalle mure di casa, di vincere un po’ quella sensazione opprimente di isolamento, di farci sentire uniti. Perché al sapore di pampanella? Perché a noi molisani piace mangiare e, dovendo scegliere un alimento tipico che trovate solo qui in Molise, ho scelto la pampanella. Anche perché ho un grande amore per questa specialità.

Ah, ultima cosa ma non meno importante: perché abbiamo coinvolto “i furastier”, ovvero i forestieri? Beh, se il programma è rivolto a tutta l’Italia, coinvolgere amici di altre regioni era il minimo. Due di loro provengono dalla Toscana, uno dalla Sardegna (e sono amici con cui prende forma Generazione Disadattata) e poi ci sono le persone che ci hanno raccontato la propria storia da vari luoghi della Lombardia e dell’Emilia Romagna, due tra le due regioni più colpite dal COVID-19.

Per noi è stato un piacere e un onore. Ma ora lascio la parola alle compagne e ai compagni della Carboneria e non, amiche e amici che hanno reso possibile questo progetto e che racconteranno il perché hanno deciso di partecipare. Grazie di vero cuore a ognun* di voi, giovenDù!

MARIA FANTINI – Fabula Rasa
Alcuni di noi si sono stupiti del fatto che sembrava che ci conoscessimo da sempre, sebbene in realtà con alcuni non ci si è mai visti di persona. Anche io mi sono stupita perché ho sempre faticato a essere parte di un gruppo, in quanto mi ritengo una fatta “a modo mio”, un modo che a volte manco mi va di definire e che mi sta bene così. Invece con gli amici della Carboneria Molisana mi trovo bene proprio perché ognuno è fatto “a modo suo”. È come se siamo tante individualità che però, poiché alla fine simili, riescono a stare bene insieme. Quindi questo è il motivo che mi spinge a far parte di questa piccola realtà. E poi c’è la soddisfazione e il grande orgoglio di esserne parte attiva.

LAURA CIMORELLI – This is Molise
Quello che più ho amato di questa iniziativa sono due cose. La prima è stata l’ulteriore conferma del fatto che fare rete è il modo migliore per promuovere il territorio e far nascere i progetti migliori. Come in questo caso, dove attraverso la voce di ciascuno – figurativamente e concretamente – si è riusciti a realizzare una radio che è un mix tra le nostre radici e, allo stesso tempo, una finestra virtuale su quello che è il mondo attuale. Siamo riusciti a farlo con sottile umorismo, con intelligenza. Il secondo punto che ho amato tantissimo è il fatto che si sono raccontate storie reali, autentiche, che ci hanno fatto capire che Nord o Sud non importa, che siamo tutti vicini e che questa pandemia ci ha unito ancora di più. Tramite Radio Resistenza Domestica abbiamo scardinato un po’ di quegli stereotipi e di quei pregiudizi tra regioni diverse, dando voce alle persone da ogni parte d’Italia che sono in prima linea.

PAOLO PASQUALE – TurismoinMolise
Quando un’amica ti propone un progetto non puoi (e non devi) dire di no. Quando il progetto serve per fare rete, per diffondere un po’ di cultura, di sensibilità e anche, perché no, un po’ di gioia, dici di sì prima ancora che abbia finito di parlare. È così che è stata la prima chiacchierata in cui si è iniziato a parlare di podcast, che già di suo mette in contatto persone lontane, ancora di più durante un isolamento causato da un virus, tanto invisibile quanto difficile da combattere. Connettere, letteralmente, persone a centinaia di chilometri di distanza, interessandosi dei più svariati argomenti: dalle testimonianze di chi è in prima linea contro il COVID-19, fino a chiacchierate che vanno dalla cultura al divertimento, per intrattenere e alleggerire i minuti trascorsi assieme. Personalmente, poi, da amante del Molise, poter condividere quel poco che so con corregionali e non, mi ha dato ancor più la spinta ad accettare. Perché un giorno si tornerà ad uscire liberi e magari a qualcuno sarà venuta voglia di scoprire questa terra. Resistenza e isolamento tra le mura domestiche sì, ma se si riesce a far passare qualche minuto di svago a chi ci segue, ci sentiremo decisamente meglio. Tutti.

STEFANO DI MARIA – Narratografo
Parlare alla radio è come sussurrare a un’anima che tiene gli occhi chiusi: le parole viaggiano libere, senza le espressioni del viso. Non puoi sorridere e neanche arricciare la fronte: puoi contare solo sulla voce e le sue tonalità; sui respiri, sui tempi. Sull’entusiasmo… sui silenzi. La forza di una radio è che arriva il messaggio, prima di tutto il resto. E se il messaggio è “Resistere” alla solitudine e alla paura, la condivisione dei miei racconti mi fa immaginare che dall’altra parte della radio c’è qualcuno che ha voglia di ascoltare. Qualcuno che sta resistendo! Il virus lo stiamo combattendo con l’isolamento ma l’unica cura per l’isolamento è la vicinanza… è sentirsi sussurrare all’anima. Tenendo gli occhi chiusi.

IRENE MORETTI – giornalista
Ho partecipato al progetto Radio Resistenza Domestica perché essendo io Toscana, quindi l’unica non molisana del gruppo, ci tenevo a portare la solidarietà da parte di una regione che esiste nei confronti di una regione che non esiste. Vabbè, scherzi a parte, ho deciso di partecipare per l’affetto che nutro nei confronti di Alessia, che è la mente e il cuore dietro il progetto, ma anche perché in questo momento storico ho una competenza e mi sembrava giusto metterla a servizio di qualcosa di più grande dell’ego, del denaro e di altre cose molto terrene. Viviamo un momento fatto di relazioni perlopiù immateriali, fatte di parole e di scambi. Questi sono insomma i motivi per cui ho deciso di partecipare e, soprattutto ripeto, come cittadina di una regione che esiste mi sento in dovere di assecondare le fantasie di voi molisani che non esistete però, nel vostro non esistere, fate delle cose veramente degne di nota. Quindi forse, alla fine, esistete davvero.

SARA FANTINI – ukulei
A me è piaciuto tantissimo partecipare, essere parte attiva di Radio Resistenza Domestica, perché innanzitutto è stata un’idea di molisani per molisani e non. Cosa che, purtroppo, mai nessuno fa, perché nessuno ci considera molto. Ognuno di noi ha messo la propria piccola grande arte a disposizione, la propria passione a servizio del progetto, per creare qualcosa di nostro, qualcosa di bello. In piccola parte sento di aver provato a distrarre le persone per quel poco che potessero.

ELISABETTA LOZZI – trash hunter
Ho voluto partecipare a Radio Resistenza Domestica prima di tutto per la fiducia che ho nei confronti del resto del gruppo e poi perché è un momento complessissimo, difficilissimo, e questa cosa poteva essere uno strumento per portare fuori quel poco di buono che c’è di questo momento. Specie poi per una terra già isolata naturalmente, politicamente, economicamente e socialmente come il Molise. Questo è un momento veramente duro, per cui questo progetto poteva e può tirare fuori il buono che c’è. Ho dato una mano da dietro le quinte con quello che so fare meglio, vale a dire il trash. Modestamente con il trash me la cavo! Cosa mi ha lasciato questa esperienza? È stato interessante perché, come dicevo, ci serviva una valvola di sfogo per cercare di alleggerire questo momento, anche riflettendo perché comunque nei vari podcast ci sono stati anche molti momenti di riflessione. Eh niente, mi è piaciuto.

ANTONIO VINCIGUERRA – Associazione Centro Storico di Campobasso
Perché ho partecipato? Ovviamente perché è un’iniziativa di ragazzi che stimo e perché mi piace il lavoro che fanno per il nostro territorio. Poi, generalmente, apprezzo ogni iniziativa dedicata a far conoscere il Molise sia ai molisani che fuori regione. Sicuramente è un’iniziativa bella e divertente, probabilmente “figlia” della quarantena, ma spero possa continuare anche dopo. Lavorare alla web radio dal vivo, incontrandosi e registrando assieme, potrà essere senza dubbio più coinvolgente e divertente. Relativamente al mio intervento: uno come me vive l’anno scandendolo con le tradizioni, campobassane e molisane. E questo era il periodo della quaresima, le quarantane di Santa Croce di Magliano, i riti pasquali, lo zuctazù, la processione degli apostoli, gli incappucciati, il Teco vorrei, ecc… Quest’anno tutto questo mi manca. E allora ho raccontato qualcosa in radio.

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